Fonte originale: ScienceDaily
Perché alcuni pazienti bipolari stanno meglio di altri? La risposta potrebbe essere nella personalità
Le persone con disturbo bipolare vivono esperienze molto diverse: alcuni affrontano ricorrenti episodi depressivi, altri faticano a gestire l’energia eccessiva della fase maniacale, altri ancora vivono un’apparente stabilità. Ma cosa spiega queste variazioni?
Secondo un nuovo studio della University of Michigan, la personalità potrebbe giocare un ruolo decisivo. Alcuni tratti caratteriali sembrano infatti prevedere il decorso clinico, l’intensità dei sintomi e persino la qualità della vita quotidiana.
Obiettivo dello studio
I ricercatori volevano capire se i tratti della personalità potessero aiutare a prevedere:
- la probabilità di episodi depressivi futuri;
- la capacità della persona di funzionare nella vita quotidiana;
- il rischio di comportamenti impulsivi o esplosivi (outbursts), come crisi emotive o reazioni aggressive improvvise.
Come si è svolto lo studio
- Coinvolte oltre 2.500 persone con diagnosi di disturbo bipolare.
- I partecipanti hanno completato test approfonditi sui tratti di personalità (come nevroticismo, coscienziosità, estroversione, gradevolezza e apertura all’esperienza).
- Gli studiosi hanno monitorato l’evoluzione clinica nel tempo, confrontando i risultati con i profili psicologici.
Cosa è emerso
- Alcuni tratti come la coscienziosità e la stabilità emotiva sono risultati protettivi, associati a una vita più equilibrata e minori episodi critici.
- Altri tratti, come un elevato nevroticismo o impulsività, erano legati a maggior rischio di instabilità, difficoltà nei rapporti sociali e momenti di crisi emotiva improvvisa (esplosioni emotive).
- Il rapporto tra tratti positivi e tratti a rischio si è rivelato un ottimo indicatore dell’andamento clinico a lungo termine.
Perché è importante
Questi risultati suggeriscono che test di personalità potrebbero diventare uno strumento utile per personalizzare i trattamenti del disturbo bipolare. Tra i possibili benefici:
- Prevedere con maggiore precisione le ricadute o i periodi critici;
- Pianificare terapie su misura, anche in base alla resilienza emotiva individuale;
- Migliorare la qualità della vita puntando sui punti di forza psicologici della persona.
Conclusione
Questo studio segna un passo importante verso una psichiatria più su misura, dove la cura tiene conto non solo della diagnosi ma anche della personalità del paziente. Conoscere meglio se stessi potrebbe essere il primo passo per vivere meglio con il disturbo bipolare.
ndr La personalità di ognuno di noi è unica, complessa e preziosa così com’è.
Se da un lato alcuni tratti possono influenzare l’evoluzione del disturbo, dall’altro non esistono profili giusti o sbagliati. Comprendere se stessi è uno strumento potente, ma mai un motivo per giudicarsi o sentirsi “meno”.
Accettare la propria individualità, con tutte le sue sfumature, è un passo fondamentale verso il benessere.