Di Julie A. Fast
Cosa c’è in un nome?
Sento spesso definire la diagnosi di bipolarismo come un’“etichetta”. Oppure sento dire: “Mi chiude in una scatola!” o “Non sono d’accordo con l’idea stessa di malattia mentale!”.
Certo, ognuno ha diritto alla propria opinione. È possibile che tu stia leggendo questo articolo proprio per chiarirti le idee a riguardo: forse qualcuno ha menzionato la parola “bipolare” e hai deciso di approfondire.
Vorrei condividere come la diagnosi di disturbo bipolare sia stata la cosa migliore che potesse accadermi.
Nota bene: non sto dicendo che avere il disturbo bipolare sia sempre un aspetto positivo per me. Anzi, ci sono molti giorni in cui lo detesto.
Sto dicendo, però, che finalmente dare un nome a ciò con cui ho convissuto dai 16 ai 31 anni, senza risposte certe, è stato davvero utile. Oggi, che ho 60 anni, mi aiuta ancora sapere che ciò che vivo è “solo” un disturbo mentale chiamato disturbo bipolare. Mi permette di concentrarmi sulla stabilità, invece di colpevolizzarmi per quei comportamenti che prima consideravo “sciocchi” o inspiegabili.
Ecco come vedo la diagnosi di bipolarismo:
1. Finalmente avevo una risposta a tutti i miei “perché”
In particolare, se hai il disturbo bipolare, conosci bene queste domande “perché”:
- Perché non riesco a mantenere un lavoro per più di un anno?
- Perché sono così irrequieto/a?
- Perché mi agitano così tanto cose di poca importanza?
- Perché dormo troppo e poi, all’improvviso, non voglio dormire affatto?
- Perché a volte sono “me stesso/a” e poi divento incredibilmente irritato/a verso il mondo?
- Perché riesco a controllarmi un momento e subito dopo non ci riesco più?
- Perché faccio cose “stupide” che poi rimpiango?
- Perché passo dal non bere mai all’avere sette birre in una sola sera?
- Perché ho una relazione monogama e poi, di colpo, voglio dormire con perfetti sconosciuti?
- Perché sono un/a “fallito/a”?
2. Potevo finalmente creare un piano di gestione
Prima della diagnosi, ho speso moltissimi soldi in “soluzioni naturali” e vari tipi di terapie, ma nessuna ha funzionato. Nessuno aveva considerato il disturbo bipolare. Questo genere di approcci non rappresenta un trattamento adeguato per il bipolarismo. Avevo bisogno di una diagnosi medica per individuare un percorso di guarigione efficace. Solo a quel punto ho potuto integrare soluzioni naturali, farmaci e psicoterapia per sostenere il mio equilibrio emotivo, affrontando al contempo la base neurobiologica del disturbo bipolare.
3. Mi ha dato la possibilità di cambiare
Essendo un disturbo mentale, il bipolarismo può essere gestito. Se fosse stato un problema personale o un “fallimento di Julie”, sarebbe stato molto più difficile da accettare (non sapevo come cambiare me stessa in modo tanto profondo!). Ma non era un problema esclusivamente caratteriale o emotivo: era — ed è tuttora — un disturbo che coinvolge il funzionamento del cervello.
Il bipolarismo non è un’etichetta
Quando sento definire il bipolarismo come un’“etichetta”, faccio fatica a coglierne il senso. “Bipolare” è solo una parola. È il modo in cui una persona percepisce la malattia mentale in generale a far sembrare il bipolarismo un’etichetta.
Se ci pensi, non è diverso dal diabete. Quasi nessuno definisce il diabete un’“etichetta”. E tu?
Come ti senti riguardo alla diagnosi di disturbo bipolare? Condividi le tue riflessioni nei commenti.
Informazioni sull’autrice
Julie A. Fast
Julie A. Fast è autrice di vari bestseller sulla salute mentale, fra cui Take Charge of Bipolar Disorder, Loving Someone with Bipolar Disorder: Understanding and Helping Your Partner, Getting It Done When You’re Depressed, OMG, That’s Me! (vol. 2) e The Health Cards Treatment System for Bipolar Disorder.
Questo articolo è tratto e tradotto da bphope. Crediamo nell’accessibilità per le persone italiane e speriamo che queste informazioni possano offrire supporto e comprensione. Per ulteriori approfondimenti e risorse, visita bphope.com.